Il caporale Shalit è vivo e sta bene» Il video che premia il cinismo di Hamas

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Il Giornale, 3 ottobre 2009

È vivo, è in condizioni di salute apparentemente decenti, anche se appare smagrito e la sua voce è quella di una persona che non parla da molto tempo: ma, pulito e sbarbato, è in grado di leggere un testo probabilmente tradotto da lui stesso dall’arabo e a cui ha aggiunto particolari biografici che dimostrano che la sua memoria è vivida e particolareggiata. Gilad Shalit, il soldato ventitreenne rapito sul confine di Gaza ben 1195 giorni fa, ha inchiodato la famiglia Shalit, il padre Noam e la mamma Aviva, e stretto attorno a loro tutto il governo e il pubblico israeliano in un’attesa ansiosa della cassetta annunciata e trattata allo spasimo dal governo con Hamas. La cassetta, consegnata verso le nove di mattina all’inviato del primo ministro Hagai Hadas dal mediatore tedesco Ernst Urlan, è la prima prova davvero consistente che il ragazzo rapito più di tre anni fa è in vita. Gilad legge un messaggio di due minuti in cui si rivolge direttamente a Netanyahu chiamandolo per nome perché realizzi il suo sogno di tornare a casa. Shalit, che mostra un lieve sorriso evidentemente dettatogli dal regista di Hamas e dice di essere trattato bene, mostra il giornale Falestin del 14 settembre, muove alcuni passi che rassicurano su eventuali ferite, e ricorda con date e nomi una visita della famiglia alla base militare sul Golan. In cambio della cassetta sono state consegnate a Hamas ventuno detenute palestinesi, fra loro svariate terroriste suicide bloccate un minuto prima che compissero la loro strage. I palestinesi hanno preparato grandi accoglienze, ma Hamas in particolare una dimostrazione di trionfo politico di cui Fatah potrebbe accusare il colpo alle elezioni palestinesi del gennaio prossimo. Magari ora valuterà che sia quasi il tempo giusto per lo scambio definitivo. Adesso che Israele ha visto che Gilad è in vita e in buona salute, il desiderio di vederlo a casa si trasformerà in una spinta sempre più forte per portare in fondo la trattativa. Ogni soldato in questo piccolo Paese sempre in guerra si aspetta che, in caso di difficoltà, si faccia di tutto per salvarlo. Ma stavolta Hamas potrebbe richiedere fino a un migliaio di prigionieri. La sua logica è quella di Khaled Mashal, il capo di Hamas, che ha detto ieri: «È bastato un piccolo scambio per mettere Israele tutta sull’attenti». È la logica di chi non può capire l’amore per la vita.

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